Gli orologi meccanici
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Martel watch

Nel 1911 Georges Pellaton, direttore tecnico della società “Le Phare”, interrompe la collaborazione con la società di Le Locle dando vita alla società “Georges Pellaton-Steudle”.
Risalgono al 1913 le prime consegne la più importante delle quali viene fatta alla Perret & Berthoud titolari della “Universal watch”; questa fornitura rappresenta l’inizio di una lunga e fruttuosa collaborazione.
Collaborazione che rischia di naufragare per problemi di ordine economico che costringono Pellaton ad entrare in società con Edmond Mathey-Tissot; in virtù di questo accordo, la ditta si trasferisce a Les Ponts de Martel e da tale località attinge la sua nuova ragione sociale; nasce così la Martel watch.
La società inizia la produzione di movimenti cronografici di buona qualità; quegli stessi movimenti verranno montati a partire dal 1917 sugli orologi della Universal.
Alla fine della I guerra mondiale, una profonda crisi economica minaccia la sopravvivenza di molte case orologiere; la Martel rischia il fallimento nonostante gli interventi statali a sostegno delle ditte in crisi; viene salvata dai Giapponesi…
Nel 1923 un disastroso terremoto mette fuori gioco le maison giapponesi che per far fronte agli ordinativi dei clienti contattano la Martel per la fornitura di movimenti.
Negli anni seguenti la collaborazione con la Universal prosegue con importanti risultati fino a culminare nel 1934 con la creazione del “Compur”, un cronografo a due pulsanti che vede la luce dopo solo un anno dalla nascita del Breitling.
Dopo 2 anni la Universal assorbe la società ed ampliando lo stabilimento di produzione a cui viene dato il nome Universal.
Durante gli anni ’40 Martel/Universal producono una gran quantità di strumenti di bordo per le aviazioni di svariati Paesi, ma non tralasciano la linea “civile” dando vita al movimento tri-compax e proseguendo la fornitura di movimenti ad altre maison come la Zenith.
La produzione e la creazione di nuovi movimenti prosegue proficuamente fino al 1955 quando la collaborazione con la Universal viene meno perché la casa ginevrina ha iniziato a produrre calibri in proprio.
Nel 1959 inizia la collaborazione della Martel con Zenith che diventa azionista di maggioranza.
Il primo obiettivo che la nuova società si pone è anche il più difficile da portare a termine: creare in breve tempo un movimento cronografico automatico battendo sul tempo la Join venture composta da Breitling, Heuer, Hamilton e Kelek.
Raoul Pellaton inizia lo studio e la progettazione nel 1963 e nel 1968 sono pronti i prototipi di movimenti a 36.000 alternanze/h; nasce così “El Primero”.
Tutto sembra andare a gonfie vele fino a quando Zenith, sull’orlo del fallimento nel 1971 viene acquisita dal gruppo americano “Zenith radio Corporation”; quest’ultima società, che nulla ha a che vedere con la produzione di orologi, sceglie la strada del quarzo e nel 1974 chiude la fabbrica della Martel watch sospendendo, di fatto, la produzione di “El Primero”.
È per merito di Charly Vermot che i macchinari ed i progetti del calibro cronografico più famoso del mondo non vanno perduti: durante gli anni ’70 la crisi tende ad evolvere attraverso licenziamenti e dimissioni fino a quando, nel 1978, il gruppo “Dixi” rileva la divisione “Zenith time”.
È il momento della rinascita sia della Zenith che del “El Primero” la cui produzione viene ripresa con gli stessi macchinari salvati da Charly Vermot e che fino a poco tempo prima sfornavano annualmente oltre 50.000 calibri di qualità eccezionale.
Ditte come la Ebel e la Rolex montano calibri El Primero e la produzione prosegue ininterrottamente fino al 1999 quando la LVMH francese non rileva il marchio e procede al rilancio della società.
Il brand Martel watch ha pagato il prezzo più alto; dopo aver dato vita ad un movimento superiore per quanto riguarda progettazione e precisione, è caduta nell’oblio ricordata solamente dagli appassionati di miracoli meccanici svizzeri.

Marvin
Nel 1850, i fratelli Marc & Emmanuel Didisheim, originari della regione francese dell’Alsazia, aprono un laboratorio di orologi da taschino a Saint-Imier, nel cuore del Giura svizzero.
Saint-Imier aveva una lunga tradizione orologiera.
All’epoca, la maggior parte degli orologiai realizzavano solo parti dell’orologio, in particolar modo le casse in oro o argento, che poi venivano consegnate alle ditte di La Chaux-de-Fonds e di Le Locle.
Si trattava del sistema di “établissage” sviluppatosi nell’800.
Anche la ditta dei fratelli Didisheim seguiva lo stesso sistema: nel loro laboratorio i vari componenti, provenienti da svariati fornitori, venivano controllati, rifiniti ed assemblati.
1891: i figli di Marc Henri-Albert, Edgar and Charles subentrano alla guida della società e danno vita al primo stabilimento che produce orologi completi in proprio; nasce la ditta “Albert Didisheim et Freres”.
1893: concentrando il proprio interesse sul mercato americano, i fratelli Didisheim registrano il marchio “MARVIN” tratto dal cognome del loro distributore, un collezionista di New York.
Nello stesso anno, Hippolyte Didisheim (figlio di Marc) naviga verso gli Stati Uniti per presentare la linea di Marvin alla Esibizione Universale di Chicago.
Traendo vantaggio del boom del mercato esistente, decide di restare a New York e apre una sussidiaria, la “Hipp. Didisheim co” ed una boutique a Nassau Street.
1894: la società trasferisce la sua sede sociale a La Chaux-de-Fonds.
1895: alla morte di Edgar i 3 figli di Henri-Albert, Marc, René and Jean entrano nell’attività di famiglia.
1905: la ditta “Henri-Albert Didisheim MARVIN” trasferisce la sede sociale a La Chaux-de-Fonds.
Rapidamente la ditta si guadagna la fama di manifattura che produce orologi ben rifiniti e dotati di ottimo design ad un prezzo ragionevole.
A partire dal 1912, la Marvin diviene autosufficiente producendo tutti i propri componenti in proprio.
La prima metà del ‘900 rappresenta per la società il momento di maggiore sviluppo; attraverso sponsorizzazioni di eventi sportivi (in particolare corse automobilistiche) e per merito di testimonial famosi come Marilyn Monroe ed Ernesto Guevera, la Marvin riesce a promuovere adeguatamente i suoi prodotti di alta qualità divenendo anche fornitrice di movimenti per altre ditte.
Negli anni ’30 la Marvin crea orologi che si ispirano alle nuove tendenze artistiche dell’epoca: cubismo, futurismo, modernismo.
La società fornisce calibri anche ad altre maison come la Election, Prima, Lancet ed anche alla Rolex.
Agli anni ’30 risale anche la creazione del “Tyre watch”, un orologio inserito in un pneumatico in miniatura.
Negli anni ’40 la vena “corsaiola” della ditta viene esaltata da pertnership con case automobilistiche come Ferrari, Chevrolet, Mercedes e Fiat, Jaguar, MG e Rover; orologi Marvin si trovavano al polso di piloti come Fangio e Ascari.
Nel 1941 la società viene quotata in borsa sotto il nome di “Compagnie des Montres MARVIN SA”.
Dalla sua nascita, alla metà degli anni ’60 la società ha prodotto circa 7.000.000 di orologi.
I “famigerati” anni ’70, con l’avvento dei movimenti al quarzo, rappresentano il momento di svolta della Marvin come di tutta l’orologeria meccanica svizzera: sebbene i primi quarzi fossero costosi e quindi destinati a modelli di fascia alta, la seconda generazione di tali movimenti era molto più a buon mercato nonostante rimanessero estremamente precisi ed affidabili.
Marvin in quegli anni era presente, con i suoi punti vendita in 70 Paesi del Mondo.
La crisi scaturita dalla “rivoluzione elettronica” coinvolse una miriade di ditte, anche prestigiose, che producevano orologi meccanici e la Marvin non fece eccezione e venne assorbita dalla “Manufactures d’Horlogerie Suisses Reunies (MSR)” nel 1970.
La MSR raccoglieva altri marchi prestigiosi come: Vulcain, Revue Thommen, Phoenix e Buser.
Nel 2002 il marchio Marvin, dopo accordi intercorsi con gli eredi Didisheim, è stato venduto dalla MSR alla “Time Avenue SA” di Cecile e Jean-Daniel Maye, coniugi svizzeri con lunga esperienza imprenditoriale che contribuiscono alla rinascita del prestigioso marchio.
Nel 2007, attraverso una corposa campagna pubblicitaria, volta a dare un nuovo volto agli orologi Marvin, si invitarono i potenziali clienti a creare online un orologio personalizzato in base alle proprie esigenze; la Marvin rinasce nuovamente come società dinamica e giovane in grado di integrare la personalità del consumatore alla propria.
Questa impostazione consente il rilancio del marchio ed il recupero di un passaggio fondamentale della “filosofia Marvin” del 1850: fornire un prodotto raffinato e ben rifinito ad un prezzo ragionevole.
2009: Sebastien Loeb, famoso pilota di rally diviene il nuovo testimonial di Marvin ed inizia con la casa una collaborazione per la creazione di una linea di orologi sportivi.
2010: vengono commercializzate le due nuove collezioni per celebrare i 160 anni di attività della ditta: la linea “Malton 160” e la linea “Sebastien Loeb”.
Entrambe le collezioni rispettano i principi di ottima finitura e prezzo accessibile cari alle maestranze Marvin. (Fonti: Jason Cormier – The Baily Blog; Art of Time; sito ufficiale).
Sito ufficiale
Mathey-Tissot
1886: Edmond Mathey-Tissot aprì un laboratorio per la produzione di orologi a Les Ponts-de-Martel, località posta sulle montagne del Jura svizzero.
Iniziò con la produzione di orologi complicati (ripetitori) con carillon che scandiscono le ore ed anche le frazioni di ora.
In epoca immediatamente successiva iniziò la produzione di cronografi che portò alla società numerosi riconoscimenti.
1890: in occasione dello scoppio della seconda guerra contro i Boeri, la ditta ricevette un ordinativo di 2500 orologi complicati con cassa in oro o in argento; in quell’anno i locali vennero ampliati con la costruzione di un nuovo stabilimento.
1914: in occasione della “Kew Observatory Competition” i sei cronometri da osservatorio presentati da Mathey-Tissot vennero classificati di “Classe A” con l’aggiunta della menzione di “particolarmente buono”.
Nello stesso anno ottenne il “Gran Premio” all’esposizione nazionale svizzera.
Durante la prima guerra mondiale divenne fornitore dell’esercito degli USA e nello specifico del Generale John J. Pershing comandante delle forze di spedizione che fornì i membri del suo staff di orologi Mathey-Tissot.
Nell’intervallo tra le due guerre mondiali continuò a fornire orologi all’esercito USA ed alla Royal navy britannica.
1969: Elvis Presley, acquistò da Mathey-Tissot alcune decine di orologi personalizzati che vennero distribuiti tra amici, parenti e componenti del staff così da poter essere facilmente riconosciuti dal personale di sicurezza presente ai suoi concerti; si tratta di orologi automatici placcati in oro che recano in rilievo sulla lunetta esterna il nome di Elvis Presley incorniciato da quattro stelle.
Sono oggetti particolarmente ricercati dai collezionisti; un modello in condizioni NOS viene valutato oltre $ 3500.
L’attuale nome della compagnia è: “E. Mathey-Tissot & Co SA” e continua nella produzione di orologi personalizzati con movimenti sia meccanici che al quarzo.
La filosofia della ditta rimane la stessa; considerare gli acquirenti non come numeri ma come nomi e amici; lo scopo della compagnia è quello di continuare a produrre orologi innovativi senza dimenticare che le relazioni con i propri clienti resta al centro della la sua attività (fonte Wikipedia; sito ufficiale).
Sito ufficiale
Meistersinger
2001: The one-man-show begins: in fall, MeisterSinger starts with four product lines.
Despite the difficult economic situation within the watch industry, MeisterSinger turns out to be an unexpected success.
2002: Expansion of the first collection.
The single-handed watch and the three-handed watch are now available in the smaller 38 mm case.
For the first time, MeisterSinger attends the Baselworld fair and receives great attention.
2003: MeisterSinger doubles its sales - repeating this each year until 2005.
The exceptional growth represents a major challenge during that time.
But this balancing act is in the end successful.
With the 1Z Edition featuring an enamel dial and a high-grade decorated Unitas movement (222 pieces), MeisterSinger launches its classic model as a variation for watch connoisseurs, which  have more sophisticated requirements.
2004: A classic, the MeisterSinger N° 01 (called 1Z back then), receives "Watch of the Year“ award in the Netherlands.
After the Basel fair in 2004, MeisterSinger received orders from more than 12 countries.
The company is bursting at the seams.
A move into more spacious headquarters is necessary.
2005: Ranking: Design selects MeisterSinger among the 100 best industry designers or manufacturers, respectively.
Consumers vote the classic into second place of the "up to 500€ price category" within the “Goldene Unruh 2005” contest.
2006: Unomatik is the name of the first watch in which MeisterSinger adds an additional function: the power reserve.
Again we have to move into larger spaces.
From the 4th floor of an old storehouse in the harbour area of Münster - the “creative pier” - we enjoy a beautiful view over the water.
2007: The MeisterSinger N° 03 is awarded the "Good Design Award 2007“ for excellent design by the Chicago Athenaeum.
At the Baselworld, MeisterSinger posts record sales yet again.
2008: For the first time, the international MeisterSinger team can offer its' customers a sufficiently large booth at Basel .
The expansion of the booth leads to record sales again.
The boards of two major design-centers award the Monograph for outstanding design.
The nomination for the design award of the Federal Republic of Germany subsequently follows.
2009: Despite a difficult economic situation for the watch industry, MeisterSinger grows and successfully presents new models.
The Singular and the Perigraph of MeisterSinger are both awarded with the red dot award for product design.
2010 : 2010 again has been the most successful year in the history of MeisterSinger.
The company presented itself on the Basel fair with its new corporate design.
An extensive image campaign carried the new design to the public.
At the same time, MeisterSinger continued to expand and is now available in Canada, Panama and India as well.

Mermod Freres
La società “Mermod Freres” nasce in Svizzera a Sainte-Croix nel 1816 fondata dai Quattro figli di Louis Mermod, un orologiaio appartenente ad una famiglia di orologieri nota fin dalla fine del XVII secolo.
Nel corso del XIX secolo rappresentò il prototipo dell’impresa familiare di successo, aprendo numerose boutique a Vienna, in Europa centrale e dell’est ed a New York.
Fra il 1855 ed il 1893 ricevette numerosi riconoscimenti durante le Esibizioni Universali di Parigi, Anversa e Chicago.
L’altissimo livello di competenza della ditta Mermod Freres in campo meccanico, portò ad estendere gli interessi dell’azienda anche alla produzione delle scatole musicali (carillon).
Per molti anni questa si è dimostrata una scelta vincente che ha consentito di produrre eccellenti prodotti di pari passo con la consolidata linea di orologi.
Nel 1927, con la comparsa dei primi segni della crisi economica che esploderà nel 1929, la linea musicale viene sospesa e lasciata in ibernazione.
Nel 2006 la “Reuge” che ha acquisito la società, rilancia il marchio ricominciando la produzione di orologi complicati con movimenti musicali e carillon e presentando al BaselWorld 2007 un prototipo che reca il marchio “Mermod Freres”; si tratta del modello “Primo 4”, il solo orologio meccanico con funzione musicale che mette a disposizione del cliente quattro brani a scelta.
Il cuore di questo orologio è rappresentato dal calibro MF-101 composto da 577 componenti tra cui il movimento musicale; il movimento è a 28800 alternanze/ora ed ha 40 ore di riserva di carica.
A ore 7 è posizionato il selettore delle melodie (10’’ ciascuna); il funzionamento dei dischi musicali, posizionati ai punti cardinali, è visibile attraverso il fondello di vetro zaffiro.
Da notare non solo l’ingegno tecnico espresso nel calibro, ma anche la cura nel cercare di creare una appropriata cassa di risonanza nell’intercapedine tra calibro e fondello e nella scelta di un tipo di vetro zaffiro adatto a trasmettere perfettamente le onde sonore.
Aspettiamoci nei prossimi anni la presentazione di una nuova collezione di carillon ed orologi con movimento musicale marcati “Mermod Freres”.
A coloro che non vogliono aspettare, auguro di assicurarsi uno dei “Primo 4” prodotti in tiratura limitata e commercializzati alla cifra di 107.000 Franchi svizzeri. (Fonte: Montre24; Horozima; Horlogerie Swiss)
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Michel Herbelin
La storia di Michel Herbelin inizia nel 1947 a Charquemont nel cuore del Jura francese, la patria dell’orologeria fin dal XVIII secolo.
Michel era un convinto sostenitore dell'orologeria tradizionale in contrapposizione alle nuove tecniche di produzione di massa che si profilano all'orizzonte e minacciando di soppiantare le vecchie tecniche di produzione.
Nel 1947 creò la sua azienda con l’intenzione dichiarata di dare vita a creazioni di altissima qualità al pari delle famose maison orologiere del tempo.
Lavorò in stretta collaborazione con i suoi fornitori e con i laboratori specializzati della regione allo scopo di creare orologi eleganti e tecnicamente sofisticati che contribuissero a gettare le basi per la sua crescente reputazione.
La notorietà è giunta definitivamente in concomitanza con la presentazione del logo dell’azienda nel 1965.
Nel 1972 il figlio di Michel, Jean-Claude Herbelin, entra nell’azienda paterna.
L’avvento della tecnologia al quarzo, anziché creare problemi alla ditta come successo a tante altre società, ha rappresentato per la creatività della Herbelin uno stimolo aggiuntivo concretizzatosi con la nascita di orologi ultra sottili e con gli orologi dotati di un filo sottile come braccialetto divenuti sinonimo del marchio.
Jean-Claude ha saputo guidare la società fornendo al marchio un’immagine incentrata sulla creatività e sull’attenzione al dettaglio; tutto ciò attraverso oculate campagne pubblicitarie portate avanti in tutto il mondo.
Oggi la compagnia, ancora guidata da Jean-Claude Herbelin e da suo fratello Pierre-Michel, si è arricchita della terza generazione familiare; i due fratelli guidano una società manifatturiera indipendente che produce ed esporta in 50 Paesi oltre 150.000 orologi ogni anno.
La fascia di prezzo degli orologi Herbelin è compresa tra € 300 e € 1200 ed in Francia rappresenta il marchio leader del segmento di mercato di fascia media.
Il marchio è molto diffuso anche nel Regno Unito ed in Irlanda, Paesi in cui può contare su una rete di circa 350 punti vendita qualificati. (fonte: sito ufficiale)
Sito ufficiale
Mido
1918: il signor Georges Schaeren, un orologiaio svizzero esperto e geniale, fonda “MIDO G. Schaeren & Co” a Bienne.
Fin dall'inizio, il nome di MIDO - dallo spagnolo «Yo mido» (cioè «io misuro») - è diventato sinonimo di innovazione tecnica e design senza tempo.
1920: negli anni ’20 Mido produce una vasta gamma di modelli in stile art-deco: orologi con forme uniche ed innovative, gioielli ed accessori per lo sport.
1934: Il lancio della linea Multifort rappresenta un'altra pietra miliare nella storia di Mido.
E 'stato il primo orologio anti-magnetico con un movimento a carica automatica e resistente all’acqua ed agli urti.
Il Multifort stato l’orologio più venduto da Mido dal 1930 al 1950.
1954: viene sviluppato il sistema di ricarica “Powerwind” che aumenta la riserva di carica e l’affidabilità delle meccaniche i cui componenti vengono ridotti da 16 a 7.
1959: Mido produce il modello “Ocean Star” con cassa e fondello che costituiscono un guscio singlo eliminando in tal modo qualsiasi problema di strafilaggio di acqua nella parte posteriore dell’orologio; abbinando a tale soluzione il “Aquadura Crown Sealing System” con sistema di tenuta stagna della corona, consente agli orologi Mido di sopportare le condizioni climatiche più severe.
Oggi la tradizione dell’Ocean Star rivive nella collezione “Commander”.
1967: lo spirito innovativo di Mido consente alla società di abbattere un’altra barriera al momento del lancio del più piccolo orologio da donna automatico mai realizzato in serie.
Durante gli anni ’70 Mido cavalca l’onda innovativa degli orologi digitali entrando a far parte nel 1971 della ASUAG.
1981: il campione di tennis Björn Borg diventa il testimonial della società Mido.
1985: a seguito della fusione nel 1983 di ASUAG e SSIH, Mido entra a far parte del gruppo SMH (in seguito divenuto SWATCH).
1995 vengono lanciati due nuovi modelli Hi-tech:
Il modello “WORLDTIMER”, primo orologio analogico che indica il fuso orario locale in tutto il mondo quasi istantaneamente con un sistema molto semplice da usare: ruotando la ghiera esterna fino a portare il nome della città che rappresenta il fuso orario e premendo la corona di carica l’orologio imposta automaticamente il nuovo orario.
Il modello “BODYGUARD”, studiato per la sicurezza personale, orologio dotato di un allarme di oltre 100 decibel di potenza.
2000: prosegue lo sforzo di creare orologi automatici di valore oltre il tempo.
2002: “Reflecting on Time” non è semplicemente lo slogan di Mido; tale riflessione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo della nuova collezione ispirata al Colosseo di Roma.
2006: 30 anni prima Mido ha lanciato sul mercato il modello “Baroncelli”; per l’occasione la società svizzera presenta una nuova collezione per perpetuare lo spirito di questa linea che si ispira all’estetica sublime degli strumenti ad arco.
2008: si festeggia il 90° anniversario della fondazione del marchio Mido; viene presentata “Belluna”, un’alleanza di stile e qualità; si tratta di una nuova linea di prodotti che incarna lo spirito e la cultura orologiera svizzera; il design di questi orologi trae ispirazione dalle forme senza tempo dell’architettura dell’Art-Deco.
2009: Viene presentata la riedizione della linea “Multifort” prodotta nel 1934; così la Mido commemora i 75 anni dal lancio della prima collezione; si tratta di orologi che si ispirano al design aerodinamico che negli anni ’30 aveva ispirato tanti designer americani per la creazione di oggetti in acciaio come treni ed aerei, ma anche per oggetti di uso comune.
Il Multifort monta un movimento automatico ETA 2836-2, mentre il cronografo monta un calibro ETA Valjoux 7750 (fonte sito ufficiale).
Sito ufficiale

Minerva

Nel 1858 a Villeret in Svizzera, in mezzo alle montagne del Jura, I due fratelli Charles e Hyppolite Robert fondano la società "H. & C. Robert" che produce orologi da tasca equipaggiati con calibri della FHF.
Nel 1885 Yvan Robert entra nell’azienda di famiglia.
Nel corso degli anni il nome della società ed il logo cambiano più volte.
1885 la società diventa la "Robert Frères Villeret" rappresentata dal logo "RFV"
1889 arrivano i primi riconoscimenti ufficiali conseguiti all’esposizione universale di Anversa ed al salone mondiale di Parigi.
1898 la ragione sociale della società cambia in “Fabrique Robert Freres”.
1902 la “Fabrique des Faverges” inizia la produzione in proprio dei calibri ed inizia a montare sui suoi orologi il Cal. 3.
1908 la società concentra i propri sforzi nella progettazione e produzione di cronografi e cronometri.
1909 nasce il primo orologio da polso.
1923 presso la “Fabrique Minerva”, nasce il Cal. 20, calibro cronografico a ruote e colonne e 17 rubini, con spirale Breguet; è subito un successo grazie all’eccezionale qualità del prodotto.
1929 “Minerva SA, Villeret”.
1934 Minerva SA viene rilevata da Charles Haussener e Jacques Pelot.
1936 I Minerva vengono scelti come cronografi ufficiali per le olimpiadi invernali.
1955 il nipote di Jacques Pelot, Andre Frey, entra a far parte della società e, a partire dal 1960 fino al 1989, insieme a Maurice Favre genero di Charles Haussener ha gestito l’azienda.
Andre, ha progettato diversi movimenti molto interessanti dal punto di vista estetico e tecnico tra cui il Cal. 48 utilizzato nel modello Pythagore e il calibro Venus 175 utilizzato nel modello Heritage.
1983 l'azienda, in occasione del suo 125° anniversario, presenta l'orologio elettronico MCT 125.
1998 Minerva presenta un modello di orologio da polso battezzato Tablier; questo orologio prodotto in serie limitata di 50 pezzi si basa sul classico Cal. 20 con l’aggiunta di un indicatore delle fasi lunari ed un calendario perpetuo.
Questo modello rappresenta il più complicato mai prodotto da questa maison.
2000 Minerva produce circa 1000 orologi da polso ogni anno ed un numero ancora superiore di cronometri.
La società, fino ad allora gestita dalla famiglia Frey, passa di proprietà; l’acquirente è una società italiana rappresentata da Beppe Menaldo, imprenditore già collaboratore di ditte come Breguet e Blancpain con 38 anni di carriera alle spalle.
La nuova gestione presenta una nuova collezione in linea con la filosofia della Minerva allo scopo di mantenere l’autenticità e la continuità della tradizione.
2006 “Fabrique d'Horlogerie Minerva SA” viene acquisita dal gruppo svizzero Richemont che ne fa il fornitore della ditta Montblanc; sotto questo marchio viene prodotta la collezione “Villeret 1858”.
Attualmente la Minerva è un dipartimento della Montblanc (alla quale fornisce 4 calibri) rinominato “Institut Minerva de Recherche en Haute Horlogerie”.
Ancora oggi questi calibri vengono assemblati e decorati a mano da esperti orologiai che seguono tutte le fasi di lavorazione di ogni movimento dall’inizio alla fine.


Moeris

1883: Fritz Moeri e Julius Frederic Jeanneret aprono a Saint Imier una società per la produzione di orologi.
1899: Jeanneret muore e la società si scioglie e cambia nome divenendo la “Fabrique des Montres SA Moeris”. La ditta pur senza l’ottimo supporto tecnico di Jeanneret, prosegue nella produzione di cronografi di alta precisione.
1904: Moeri deposita il brevetto del cal 19 chiamato “non-magnetico”; tale brevetto sarà alla base della produzione successiva.
1905: Charles Eduard Guillaume, vincitore nel 1920 del Nobel per la fisica, scopre l’INVAR, una lega di ferro e nichel dotata di un coefficiente di dilatazione 10 volte minore rispetto all’acciaio di cui mantiene le stesse caratteristiche.
La lavorazione di tale lega è particolarmente complicata ma Fritz Moeris, parallelamente ad altri nome dell’orologeria, tenta di perfezionarne la tecnica di forgiatura ottenendo risultati tali da fargli ottenere nel 1906 una menzione spaciale da parte della giuria del concorso svoltosi durante l’Esposizione Universale di Milano.
Le successive scelte commerciali dimostrano la lungimiranza di Moeri che continua per anni (fino al 1930) due linee di prodotti: un brand di fascia alta per poter rivaleggiare con colossi dell’orologeria svizzera, ed una serie di prodotti di fascia più economica recanti altri marchi meno conosciuti ma altrettanto validi; alcuni di questi marchi sono: Avon, Belvedere, Cherubino, Convenienza, CUDOS, Civitas, Darnley, Daswood, Eccellenza, FM, Frimosa, Grand Prix, Guntyme, Maori, Moeris Patent, Odaglas, Replica, Rywood, Sekuer, The Bahadur, The Forms, tikkini, Timeball.
Gli orologi Moeris sono dotati di movimenti molto belli in termini di finitura ed intorno al 1925 vennero prodotte delle varianti del cal 19 denominate 19B e 19D molti dei quali vennero acquistati e marcati ALPINA e non Moeris; fu per merito di questo movimenti e della solidità della compagnia che, nonostante la crisi dell’industria svizzera iniziata nel 1926, Moeris concluse nel 1939 un importante accordo commerciale con il ministero della guerra britannico; con questo contratto fornì una grande quantità di pezzi con il marchio GSTP durante tutto il corso della II guerra mondiale.
Dal 1946 Moeris riprende a pieno regime la produzione di orologi “civili” e sforna altre varianti del Cal. 19: la 19H e la 19J ed un’altre serie di calibri di dimensioni ridotte per orologi da donna.
Nel 1956 raggiunge probabilmente il culmine del suo prestigio quando fornisce un gran numero di movimenti alla Seiko ed alla Citizen.
La ditta Moeris è divenuta strategica e quindi necessita di essere controllata; alla fine degli anni ’60 la società viene assorbita dalla Tissot attraverso la società SSIH che successivamente è confluita nella SWATCH.
Fine dei giochi: un produttore di movimenti che hanno fatto scuola per oltre 50 anni viene inglobato dal gigante Tissot e scompare dal mercato ripresentandosi solo nei mercatini di orologi vintage dove per pochi euro si possono acquistare i modelli militari ed il più celebre modello 007 (ma non dimentichiamoci degli altri marchi che montano un cuore Moeris).


Mondia
Nel 1935 Paul Vermot dà vita a Le Locle al marchio Mondia.
In breve tempo l'azienda riesce a crearsi una buona clientela, conservata anche grazie al continuo aggiornamento di modelleria e di movimenti meccanici.
Gli orologi Mondia conquistano un proprio spazio nel mercato italiano.
Questo spazio viene rafforzato nel tempo fino a quando, agli inizi degli anni '70, Mondia entra nell'orbita di Zenith (gruppo Mondia-Zenith-Movado), di cui diventa la marca che va a coprire una fascia di mercato più economica rispetto a quella della Maison di Le Locle.
Con l'introduzione dei movimenti al quarzo, le fabbriche svizzere di orologeria subiscono un durissimo attacco da parte dell'estremo oriente; ciononostante Mondia, grazie alle sue capacità tecniche e alla sua creatività, riesce a consolidare la sua posizione di prodotto svizzero, sinonimo di garanzia e di qualità.
Grazie ad una gamma di modelli sempre innovativa e ad un ottimo rapporto qualità/prezzo, Mondia conquista una clientela in grado di apprezzare non solo il marchio, ma altresì attenta ad una serie di servizi, a partire dalla serietà della casa distributrice (la Guido Descombes & C. S.p.a. fondata nel 1922), fino ad arrivare alla garanzia di poter disporre di ben 20 centri di assistenza dislocati in ogni regione ed in grado di soddisfare anche le esigenze più immediate.
Nel frattempo, i cambiamenti di preferenze e l'inflazione di nuove marche sul mercato italiano, spingono Mondia a cercare spazi diversi da quelli ormai consolidati.
E così, a testimoniare la dinamicità di questo marchio, nasce nel 1996, una nuova serie di cronografi per giovani e giovanissimi, che viene associata al mondo della musica con un'immagine pubblicitaria che rappresenta un graffito con la scritta ''Rock O' Clock''.
Questa collezione, denominata "Triumph", è accolta dal pubblico con successo, ed è affiancata, successivamente, da altri modelli sportivi, crono e automatici, come i Top Class 3000 e i cronografi al quarzo della collezione ''Outback'', presentati al salone della Fiera di Vicenza, nel 1998.
A partire dall'autunno 1997, Mondia lancia la collezione Affinity, composta da orologi in acciaio, in acciaio e laminato e in oro e acciaio.
Questi modelli, studiati appositamente per il pubblico femminile, hanno avuto subito un grandissimo successo, che si ripeterà in modo straordinario l'anno seguente quando la collezione si presenta con più di 40 referenze.
Il disegno innovativo, la precisa realizzazione e un prezzo assolutamente vantaggioso, rappresentano il trampolino di lancio della collezione ''Affinity''.
Dal 2001 la “Mondia Italia” è divenuto il distributore unico del marchio Mondia; gli orologi vengono assemblati dalla società “Sordi s.p.a. fabbrica di orologi” con sede a Voghera (PV) che monta movimenti svizzeri anche per altre ditte tra cui la “MOMO design” di cui detiene l’esclusiva mondiale.
Oltre alle sue collezioni Mondia offre una molteplice gamma di modelli, che va dai classici ai subacquei, in oro e in acciaio. (fonte Orologico).
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Movado
Nel 1876 la famiglia Ditesheim composta dal padre Samuel, dalla moglie Thérèse e da sei dei loro sette figli, si trasferì dall’Alsazia a La Chaux-de-Fonds.
Nel 1881uno dei figli, Achille Ditesheim, appena finito il suo apprendistato alla Scuola Orologiera di La Chaux-de-Fonds, fondò una propria società di orologeria che impiegava 6 operai.
La società cambiò sede più volte nel corso dei primi anni di attività, perché i locali in cui l’attività era nata si rivelarono di volta in volta insufficienti a contenere le esigenze di una crescita continua; solo nel 1905 fu individuata una sede stabile.
Nei primi anni di attività la società assemblava orologi da tasca mentre i fratelli Ditesheim già si distinguevano come inventori (100 brevetti in 100 anni).
Dal 1896 la società cessò la commercializzazione di singoli componenti che venivano acquistati e rivenduti a terzi, per concentrarsi sulla produzione e sulla vendita di orologi completi.
In quell’anno entrarono a far parte della ditta i due fratelli Lèopold ed Isidore Ditesheim e la denominazione della società divenne “L.A.&I. Ditesheim, fabricants”.
In quegli anni Ditesheim utilizzò numerosi nomi commerciali tra i quali: Ultra, Apogée, Record, Talma, Noblesse, Salud, Negus, Bonne, Belgravia, Sûreté, Mistral, Tanit e divenne fornitore di alcune delle maggiori compagnie ferroviarie europee producendo orologi precisi ed affidabili.
Alla fine del secolo la società produceva orologi da polso da donna con scappamento a cilindro, retaggio dei primi movimenti realizzati da Achille Ditesheim, ma si stava già lavorando a calibri con scappamento a leva.
1900: la “L.A.&I. Ditesheim, fabricants” fu premiata alla mostra parigina con la medaglia d’argento.
Nel 1901, oltre che una completa produzione di orologi da tavolo e di precisione, vennero immessi sul mercato due nuovi calibri sottili e muniti di scappamento a leva il più piccolo dei quali era adattabile agli orologi da polso.
Dal maggio 1903 la società diede vita al marchio MOVADO che in esperanto si traduce “Movimento” e che verrà adottato ufficialmente due anni più tardi.
1905: la società si trasferì in una fabbrica più ampia (conta circa 150 operai) posta alla periferia di La Chaux-de-Fonds; la fabbrica costruita con criteri all’avanguardia per l’epoca subì degli ampliamenti nel 1917 e nel 1948 per poter ospitare circa 300 operai.
Nello stesso anno il quinto fratello, Isaac, entrò a far parte della squadra e la ragione sociale della ditta divenne: L.A.I. Ditesheim & Frère”; inoltre la compagnia adottò il nome MOVADO.
1910: inizia la produzione in serie di calibri per orologi da donna con scappamento a leva.
1912: Isidore Ditesheim realizza il calibro “Polyplan”, probabilmente il primo movimento “di forma”, che si sviluppa su tre piani per adattarsi facilmente ad una cassa curva che segua la linea del polso; fino al 1940 furono prodotti non più di 1.500 movimenti a causa degli elevati costi di produzione.
1914: allo scoppio della I guerra mondiale, Movado produsse un gran numero di orologi militari con schermo frontale traforato.
A partire dagli anni ’20 la società produsse numerosi modelli alcuni dei quali particolarmente originali e particolarmente ambiti dai collezionisti.
Nel 1925 uscì sul mercato il modello “Valentino”, dedicata a Rodolfo Valentino; si trattava di due orologi, uno da polso ed uno da taschino, che recavano inserti di pelle di serpente che ricoprivano la cassa in argento e le anse.
Nello stesso anno venne commercializzato il modello ”Ermeto”, orologio da tavolo o da viaggio racchiuso in un astuccio che ne garantiva (nei limiti del possibile) la chiusura ermetica.
Modello interessante non tanto per il calibro al suo interno, quanto per le innumerevoli varianti del rivestimento dell’astuccio.
Il progetto del modello “Museum” nasce nel 1947 dalla mente di Nathan G. Horwitt che disegna un quadrante privo di riferimenti ad eccezione di un piccolo “sole” posizionato a ore 12; dopo un percorso travagliato la Movado inizia nel 1960 a realizzare i primi modelli in piccola tiratura.
Nonostante la tiepida accoglienza da parte della clientela, nel 1965 inizia la produzione dell’orologio su scala più ampia; questa risulterà una scelta vincente.
Nonostante il crescente interesse per questa nuova creazione, verso la fine degli anni ’60, subentrano fattori che mettono in crisi l’industria orologiera svizzera; la rivoluzione del quarzo sconvolge il concetto della misurazione del tempo fornendo movimenti estremamente precisi a prezzi via via più bassi.
Le grandi maison boccheggiano cercando di rivaleggiare attraverso la creazione di calibri più “veloci” (el primero) ma il confronto è impari e molte società saranno costrette a chiudere i battenti.
Movado non è immune alla “crisi del quarzo” ed è costretta a ricorrere a joint venture con altre ditte; nel 1969 si perfeziona l’accordo con il quale nasce la holding “Movado – Zenith – Mondia” (MZM) in cui Zenith rappresenta l’azionista di maggioranza.
1971: Movado si trasferisce a Le Locle, sede storica della Zenith.
1972: la holding viene acquisita dall’americana “Zenith Radio Corporation” che gradualmente inizia a smantellare le linee di produzione in quanto scarsamente interessata a proseguire la strada dell’orologeria meccanica.
1978: nuovo passaggio di mano: la holding MZM viene acquisita dalla “Dixi SA”.
1983: Gedalio Grinberg e suo figlio Efraim concludono l’acquisto della società Movado; dopo la conclusione dell’accordo seguì un periodo di alcuni anni dedicato alla correzione degli errori delle precedenti amministrazioni, seguito da una profonda ristrutturazione ed infine ad un rilancio del marchio.
1990: al Salone di Basilea, vengono presentati i primi modelli della serie dedicata ad Achille Ditesheim, la “Collection 1881”: l’Automatic, un modello rettangolare che richiama lo stile del “Curviplan” ed il “Calendomatic”.
1993: la collezione si arricchisce con la riedizione dell’Orologio Militare della Grande Guerra prodotto in 250 esemplari laminati in oro.
1994: viene proposta la riedizione del “Museum” prodotto in 1919 esemplari e realizzato secondo il progetto originale con movimento a carica manuale.
Calendomatic, Chronograf, Chronoplan, Celestograf, Curviplan, Museum, Ermeto, sono alcuni dei nomi dei modelli che hanno reso famosa la Movado. (fonte Marino Mariani – Orologi dal mondo)
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Mühle Nautische 1869: Robert Mühle fonda a Glashütte una società che produceva strumenti di precisione per l'industria orologiera locale e per la scuola orologiera; formatosi presso il produttore di orologi Moritz Großmann, Robert imposta la sua produzione sulla precisione degli strumenti da lui prodotti.
È sulla base di questo presupposto che la ditta "Rob. Mühle & Sohn" ha fornito un importante contributo alla buona reputazione di Glashütte fornendo strumenti di misura alle locali manifatture orologiere e facendone il centro dell'industria orologiera tedesca.
1896: medaglia d’oro all’esposizione di Dresda.
A partire dagli anni ’20 diventa fornitrice per alcune case automobilistiche (Horch (oggi AUDI), DKW e Maybach) di strumentazione di bordo come orologi, tachimetri e contagiri.
Durante la seconda guerra mondiale la produzione si spostò prevalentemente sugli strumenti per mezzi corazzati ed altre unità motorizzate incluse unità della marina militare tedesca.
La società gestita da Robert ed i suoi tre figli Paul, Alfred e Max prospera e la produzione continua fino al 1944 quando, in seguito al bombardamento dell’aviazione sovietica, lo stabilimento di Glashütte viene quasi totalmente distrutto; in seguito poi al caos, seguito alla fine della II guerra mondiale, la società viene espropriata e smantellata.
1945: Hans Mühle, figlio di Paul, fonda una società che produce strumentazione per i treni della DDR.
1970: alla morte di Hans, suo figlio, Hans-Jürgen Mühle subentra come titolare della società che, nonostante la politica comunista era rimasta una delle poche società private.
Nel 1972 la fabbrica fu nazionalizzata e nel 1980 mutò il suo nome in “Glashütte Uhrenbetrieb” (GUB).
In epoca successiva la società fu nuovamente espropriata ed affiliata alla “VEB Glashütter Uhrenbetriebe” di cui Hans-Jürgen divenne uno degli amministratori delegati al momento della riunificazione della Germania (primi anni ’90).
Nel 1994, recuperando il retaggio dei suoi antenati, fonda la società “Mühle-Glashütte GmbH nautische Instrumente und Feinmechanik“; attingendo all’esperienza maturata dai suoi predecessori applica il know-how familiare, tramandato di padre in figlio, a cronografi da marina ed orologi da polso.
2000: Thilo Mühle, figlio di Hans-Jürgen, entra a far parte dell’industria di famiglia.
2005: la società Nomos Glashütte che si opponeva all’utilizzo del marchio Glashütte sugli orologi Mühle, procede per vie legali contro la ditta colpevole di non aver rispettato i criteri qualitativi per l’utilizzo del marchio Glashütte; accertata la fondatezza dell’accusa la Mühle viene pesantemente multata.
2007: la ditta dichiara bancarotta nel mese di luglio e il signor Helgi Heumann viene nominato curatore fallimentare; subito dopo il consiglio di amministrazione ad interim nomina Thilo Mühle nuovo amministratore delegato.
2011: la società presenta al Baselworld  il primo calibro a carica manuale completamente prodotto in-house.
La filosofia della Nautische Instrumente Mühle-Glashütte si basa su un unico comandamento: la precisione; l’utilizzo di meccaniche svizzere ETA e VALJOUX e del nuovo calibro MU 9411 è preceduto da modifiche migliorative e controlli minuziosi.
Gli orologi denotano quel minimalismo pragmatico squisitamente teutonico che fa dell’orologio uno strumento che serve ad indicare l’ora con esattezza ed affidabilità senza ulteriori fronzoli ed orpelli.
Per quanti non si accontentano della sola precisione, la Nautische Instrumente Mühle-Glashütte ha prodotto edizioni limitate dedicate ai collezionisti. (fonti: sito ufficiale – Orologi & passioni – Orologico (caio giulio cesare e Croixdemalte)).

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